Telefono: 0921 429 209
Indirizzo: Corso Umberto I
Città: Gratteri
Provincia: Palermo
Religione: Cattolica
Descrizione
Nel suggestivo borgo medievale di Gratteri, incastonato tra i monti delle Madonie sorge la Parrocchia di San Michele Arcangelo, uno dei luoghi più antichi e significativi del paese. La chiesa domina il centro storico con la sua facciata sobria e armoniosa, simbolo di fede e protezione per tutta la comunità gratterese.
Caratteristiche
La chiesa, imponente e dominata da una grande cupola esagonale sormontata da un angelo alato raffigurante San Michele Arcangelo, mostra un chiaro stile neoclassico. Voluta dall’arciprete Paolo Lapi, la costruzione iniziò nei primi anni dell’Ottocento e si completò solo nel 1900, dopo varie interruzioni. La prima Messa fu celebrata nel 1818, quando l’edificio era ancora in costruzione. I lavori ripresero nel 1824 e, il 10 ottobre 1854, anno della proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione, la chiesa fu consacrata e dedicata a San Michele Arcangelo, pur senza altare né suppellettili.
Nel 1862 il nuovo arciprete, don Vincenzo Cancilla, coinvolse il Padre Guardiano di Gibilmanna, Gaetano Cirincione, che istituì una commissione e ottenne un contributo dal Principe di Belmonte, Gaetano Monroy Ventimiglia. Sotto la guida di don Rosario Bonafede, i fondi furono utilizzati per completare altari e rifiniture. Nel 2001, il parroco Sac. Santo Scileppi promosse una ristrutturazione, inaugurata il 24 dicembre da S. Ecc. Mons. Francesco Sgalambro, Vescovo di Cefalù.
La chiesa possedeva ingenti proprietà terriere, frutto di lasciti di devoti dal XVI secolo, come attestano atti notarili. Tra queste vi erano case, fondi e appezzamenti sparsi tra contrade Olivazza, Carnagio, Malagirati, Cuba, Ariella, Mandilo, Conigliera e Capo d’Acqua, oltre a uliveti e immobili a Lascari. Disponeva inoltre di arredi sacri di pregio, tra cui una croce d’argento, due calici in rame dorato, una patena d’argento, un turibolo con navetta e un vasetto per l’olio santo, registrati nei reveli del 1811 e 1815. Successivamente, gran parte di questi beni fu venduta o concessa in enfiteusi dal Demanio, spesso a notabili locali e parenti degli arcipreti.
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